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domenica 22 gennaio 2012

juventus campioni d'inverno


Non è l' inverno, ma la primavera della Juventus. Per la prima volta dall' azzeramento del 2006 Madama è prima a metà strada. Un titolo simbolico (52 volte su 78 nei campionati a girone unico è diventato anche pratico) ma che, proprio per la sua carica evocativa, rappresenta molto nel momento storico bianconero. Riporta a un tempo andato, riannoda legami, propone certezze. La Juventus di Antonio Conte è imbattuta a fine girone d' andata come l' Inter di Roberto Mancini (due volte). È una squadra fatta a immagine e somiglianza del suo tecnico, tenace, digrignante, che deve giocare a ritmi altissimi perché sbaglia tanto, non sa amministrare. Sa solo azzannare. È una Juve per cui il gol è un lungo lavoro, una scalata impegnativa. Un po' come ritrovarsi sulla cima del campionato a metà strada e non aver ancora conquistato niente. La Juventus per arrivare al successo sull' Atalanta, per trovare il vantaggio, deve dominare, deve montare l' assedio e, soprattutto, deve produrre un numero impressionante di occasioni e poi sbagliarle. Quindi, dopo il simpatico scambio di petardi (e di insulti, ovviamente) durante il minuto di silenzio per ricordare il grande alpinista Mario Merelli (ma perché farli ancora negli stadi italiani? Grottesco), Madama si rimbocca le maniche, da formazione gregaria di lusso, e si mette a inseguire la rete che vale la vetta solitaria. Un grande primo tempo a livello di spinta, di pressing, di inserimenti e tentativi. In generale la solita partita contiana, grande fatica, assedio, frustrazione per le opportunità fallite. È un assedio senza esito. Forse Marchisio e Pirlo non sono così lucidi come nei passaggi migliori di questo gruppo, forse Vucinic gigioneggia un po' troppo, forse Pepe ha dei momenti in cui si crede Ronaldo (il fratello magro di quello di adesso). Però il complesso è solido e dà sicurezza, molto di più, ad esempio, dell' impressione offerta dopo il primo tempo con il Cagliari, che pure era finito in vantaggio. Qui non accade. Infatti, sebbene il ritmo e la prova generale di Madama sia di rilievo, non arriva nulla, a fronte dello sproposito di occasioni create. Un palo di Barzagli e una traversa di Vidal con, più o meno, complicità di Consigli, due conclusioni di Pepe, una sbagliata da ottima posizione (contropiede Marchisio) una ribattuta dal portiere, due tentativi di De Ceglie (rovesciata e zuccata fuori di poco), un sinistro di Vucinic respinto dal portiere dell' Atalanta, un piattone d' incontro di Matri alzato in curva. Dall' altra parte rare ripartenze, ben controllate da uno straripante Chiellini tornato al centro (fuori Bonucci) non solo della difesa, ma delle sue possibilità. Solo Denis si trova ad avere una buona visione della porta, ma il suo destro al volo veleggia a lato. La Juventus di Conte è tornata, però. Deve arrampicarsi a mani nude, deve ansimare, sbagliare, ma i tentennamenti visti con il Cagliari sembrano alle spalle. Pirlo, talvolta non brillante come all' inizio, estrae dal suo repertorio un lancio millimetrico per la testa di Lichtsteiner che sbuca oltre la difesa dell' Atalanta. E qui si vede che la Juve c' è. La squadra regge non solo il ritorno furioso dell' Atalanta, ma anche ai suoi errori. Matri si divora il 2-0, poi Marrone e Giaccherini (primo gol in campionato) mettono al sicuro il titolo d' inverno. E anche un' idea di quello d' estate.

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