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domenica 8 aprile 2012

Numeri da primato, Juve sempre più imbattibile


Conte raggiunge l'Inter di Mancini: 31 gare senza ko. Miglior difesa europea: Buffon, rete inviolata da 523'

TORINO - Sgommando sgommando, con la trazione integrale inserita in anticipo, la Juve di Antonio Conte torna in testa, quella testa persa l’11 febbraio. E lo fa usando la... testa. Ragionando, segnando, vincendo. Un successo, quello di Palermo, che porta la serie mitica di Antonio Conte e dei suoi ragazzi a quota 35: 31 gare di campionato più le 4 di Coppa Italia senza sconfitte. Serie immacolata, serie da campioni.

CHE MURO - Numeri su numeri. Da impazzire, da gioire. Anche se il traguardo è ancora lontano. La miglior retroguardia (Buffon non prende gol da 523 minuti, quelli subiti dal gruppo sono 17, di cui solo 8 in trasferta: l’ultimo di Di Vaio il 7 marzo) è prima anche in Europa, e si aggiunge il reparto di mezzo - di ferro - con Pirlo-Marchisio-Vidal insuperabili e gli avanti camaleonti. I gol, poi, sono ripartiti: 9 dei difensori, 26 dei centrocampisti, 24 degli attaccanti. Matri è a 10, Marchisio a 7, Vucinic a 6, Pepe a 5, Quagliarella e Vidal a 4. Manca il bomber vero, machissenefrega...

QUATTRO HURRA’ - In Sicilia arriva la quarta vittoria consecutiva: contro Fiorentina, Inter, Napoli e Palermo appunto. Sorpasso, elettrizzante sorpasso sul Milan affossato da... Amauri. Massì, l’ex che regala una gioia. Un gol per tutti. E il destino della Juve adesso è in mano alla Juve. Sette partite da giocare senza ragionare: se si vincono tutte...

IL MEGLIO - Il sorriso di Alessandro Del Piero è il sorriso di una squadra speciale, che ha alle spalle risultati straordinari. Merito dei giocatori, merito di Conte. Sì, il fuoriclasse è mister Antonio. Che fa meglio di Fabio Capello, e il mascellato aveva una squadra monstre. Che rincorre se stesse e la sua storia impareggiabile, dopo aver conosciuto l’oblio nel 2006. Il record di imbattibilità di Conte in campionato (31 partite da sballo), a venti squadre, eguaglia quello dell’Inter di Mancini 2006-2007, al primo scudetto sul campo ma con i bianconeri relegati in serie B. Un cerchio che si chiude, o quasi.

OLE’ - Tanta roba, verrebbe da dire. Tanta soddisfazione, ma ancora nessuna intenzione di festeggiare perché il bello deve venire, tra tricolore e coppa da alzare al cielo nella notte romana. Insomma, un finale di stagione da batticuore, da Juve tornate vera Juve. Le gerarchie sono cambiate: bianconeri a quota 65, rossoneri a 64. Stare lassù rende euforici, perché in quota l’aria è più frizzante. I tifosi, che pure stanno impazzendo, pregustano uno stillicidio di passione, da qui al termine, tra riti scaramantici e modi di dire. “Vincereevinceremo” il motivo su Twitter che accompagna il sostegno alla Vecchia Signora; poi c’è anche #vinciamosenza rigori, opppure #finoallafineforzajuventus. Già, bello stare davanti. E parte il coro virtuale: Juve, storia di un grande amore...

sorpasso scudetto


La Juve è più fresca del Milan, ma il calendario è insidioso. L'effetto Champions pesa, ecco tutti i fattori dello sprint.

PALERMO - In fondo era semplice la ricetta: bastava tornare a vincere con continuità. Semplice la ricetta per il sorpasso al Milan perfezionato in questo sabato di Pasqua, che la Resurrezione Juventina anticipa di almeno qualche ora. Prima Amauri col gol in viola, ma tra i più importanti della sua storia incrociata con la Juve; poi l’aggressione continua e alla fine premiata al piccolo Palermo a disposizione per l’Evento. In combinato disposto il calo del Milan, percettibile da tanti piccoli segnali, a partire dallo sgretolamento per usura, consunzione stagionale, errori di gestione di Allegri fino alla capitolazione in Champions, contro il Barcellona ma già intuibile dal tremendo cappotto rimediato all’Emitares.

FILOTTO - E allora, ecco il sorpasso: quattro vittorie consecutive e il gioco è fatto. Juventus più 1. Con un top player davanti, questo campionato, sarebbe chiuso da tempo: questa la verità del campo, al netto di tutti i Muntari del mondo. La ricetta - come era semplice quella buona per sorpassare, bastava tornare a vincere (e senza prendere gol, incassando pochissimi tiri, ieri uno solo in porta) - è addirittura banale adesso che si sta davanti: alla Juventus, nel finale che conduce - partendo da mercoledì - al 13 maggio ora basta vincerle tutte... Ricordando il vantaggio di un arrivo appaiati.

SVOLTA - Perché chi è primo è padrone del suo e altrui destino. E la Juve di questa primavera stupenda è fresca, corre sempre e comunque di più dell’avversario, arriva in fondo con forze e protagonisti sempre nuovi. E lo fa con la forza di una certezza incrollabile, finora, un’imbattibilità che rimanda alla solidità della sua difesa imbattuta ormai da 523’. Ora, però, qualcosa là davanti si muove meglio e con più puntualità: c’è stato il periodo che denomineremo “vuciniciano”, la riemersione di Del Piero, sprazzi di Matri come quelli di ieri, e le ultime inequivocabili apparizioni di un Quagliarella goleador che mancava dai giorni amari dell’infortunio di un anno e tre mesi fa. E il ritorno al top di Marchisio, i Decisivissimi.

SEMPRE IBRA - Il tutto mentre il Milan è parso sempre e comunque, nonostante l’innesto positivo di Muntari e qualche bagliore di Maxi Lopez, Ibra -dipendente. La facilità con cui spesso le squadre avversarie, specie quelle che poco hanno da pretendere in classifica, si presentano con l’inferiority complex (e spesso un rigorino a favore) davanti al Gulliver svedese ha consentito vittorie facili. Ma non appena la strada della Champions s’è fatta salita dura, con il totem barcellonese a fare da spauracchio e ridurre a poltiglia le certezze rossonere, ecco che arriva il calo. Troppe, in verità, le gestioni sprovvedute di uomini chiave da parte di Allegri, che nella sfida con Conte nonostante l’indubbio vantaggio tecnico iniziale di una rosa campione e abituata al vertice, si trova a sprintare perdendo all’acme Thiago Silva e a riperdere per fretta anche Pato. Al Milan che deve inseguire serve guardare con fiducia al calendario che propone partite contro squadre che avranno poco o nulla da chiedere, visto come si stanno cristallizzando le situazioni in fondo alla classifica. C’è, però, l’appuntamento con l’Inter alla penultima e - al netto delle discussioni sul “quando” - c’è “come” il Milan stia affrontando le gare decisive contro le big: malamente. Senza mai togliersi uno sfizio nelle partite pesanti, a eccezione dei due match con una Roma che definire grande in questa stagione è piuttosto complesso.

CAMMINO - La Juventus ha un cammino più impervio, a partire dall’infrasettimanale di mercoledì: la Lazio, ma allo Juventus Stadium, impianto totem di questa stagione da incorniciare. A Torino dovrà tornare anche la Roma di Luis Enrique, mentre il derby col Novara sul sintetico del Piola arriverà quando forse la lotta per evitare la B sarà già Cassazione. Uno sforzo di memoria per ricordare un campionato simile a quello che stiamo vivendo (e con un solo rigore!): ovvio, l’immediato rimando a quelli cancellati per la Figc da Calciopoli (ma il problema della Terza Stella si staglia in fondo al tunnel delle prossime 7 giornate). Ma furono cavalcate diverse: qui è un gioco di partenze e ripartenze, mai come questa volta caratterizzate dal duello tra un Gruppo Juve e un Milan Ibracentrico. Tra il Gulliver e una pattuglia di apparenti lillipuziani che per ora i legacci intorno al gigante l’hanno fissati per bene. Tradizione vuole che sia favorito chi alla volata ci arriva di slancio, in rimonta, ma soprattutto chi ha più benzina. In questo, la Juventus del Sorpasso di Palermo ha il vento che soffia in poppa, sarebbe un trionfo epico gestirlo al meglio per un gruppo di neofiti del successo come quello che ha nel neo-presidente Agnelli, nel neo-guru Conte e in un manipolo di buoni giocatori con pochi - e decisivi - vincenti a tirare le fila i protagonisti.